mercoledì 24 ottobre 2007

La giusta distanza

Recensione cinematografica
di Stefania C.




Concadalbero è un paesino alle foci del Po, dove vivono e convivono piccole realtà della provincia padovana. Quando vi arriva la nuova maestra Mara, bella, giovane e cittadina, le vite di Hassan, meccanico tunisino perfettamente integrato, e di Giovanni, aspirante giornalista, si incrociano con l’esperienza di lei, dando luogo al motore della vicenda.

Una ritratto fotografico minuzioso, un cinema fatto di “piccole cose”, di quotidianità, di ritualità quello raccontato da Mazzacurati, attraverso gli occhi attenti di Giovanni (Capovilla, al suo esordio sul grande schermo) che osserva, scruta e spia ciò che lo circonda. È proprio la sua curiosità che lo spinge, una volta scoperto il corpo morto di un compaesano, a voler far chiarezza sulla vicenda, conducendo in prima persona un’indagine alternativa a quella ufficiale. Scardinando le regole imposte dal suo capo, quelle della “giusta distanza” appunto (“Mai troppo vicino, mai troppo lontano per raccontare un fatto”) approda alla verità che costituirà il suo biglietto da visita per il nuovo lavoro presso un’importante testata milanese.

Romanzo di formazione, storia di amore e di morte, dramma, noir, sono i diversi generi che compongono la pellicola, dando vita ad una storia ibrida e per certi versi scardinata e scardinante. Per tutta la durata del film si intrecciano tematiche molteplici tra le quali il multi culturalismo, l’integrazione, il cambiamento, ma il tiro dell’autore non è mai chiaro e delineato. Cosa ci vuole raccontare Mazzacurati? La piccola provincia, sulle scie di Fellini e Olmi? La crescita di un ragazzo che diventa uomo? La storia di amore tra un immigrato e una giovane italiana? L’inchiesta su di un delitto?

Purtroppo l’apparente tranquillità lagunare che pervade il film per una buona metà risulta poco congrua, se non per i legami di personaggi e le unità di luogo e azione, al ritmo più incalzante in stile legal investigation della seconda metà, a partire dal ritrovamento del morto. Ritrovamento che destabilizza fortemente lo spettatore, confondendolo e facendo supporre che tutto ciò a cui ha assistito fosse una sorta di lungo prologo.

Nel progetto originario Mazzacurati aveva previsto un’apertura d’impatto, proprio sulla scoperta del cadavere in laguna. L’idea, sfortunatamente abbandonata in sede di montaggio, sarebbe stata giustamente valida, perché avrebbe permesso al film di autodefinirsi in prima istanza nel suo genere di riferimento, in questo caso del noir (provinciale).

Forse quella stessa “giusta distanza” che non riesce a mantenere Giovanni e che neppure frenano Hassan e Mara, non è nemmeno rispettata dallo stesso regista, padovano di nascita, tanto radicato nella sua terra da non distaccarsene, neanche quando essa va a minare la chiarezza complessiva della pellicola.

La frase: "La giusta distanza è quella che un giornalista dovrebbe saper tenere tra sé e la notizia: non troppo lontano da sembrare indifferente, ma nemmeno troppo vicino, perchè l’emozione, a volte, può abbagliare"


Voto: 6 –

Trailer: non reperibile, intervista al regista > http://youtube.com/watch?v=rZKgjyZ6mNM





1 commento:

Anonimo ha detto...

ehm ste dall'ufficio mi da lo stesso problema che diceva il tropa (probabilmente legato a internet explorer) e quando ci sono i paragrafi, mi da questa scrittura:
if support Empty Paras
quando torno a casa modifico il tutto io anche negli altri post, però mi sa che il problema é che scrivi prima il testo in word, eppoi l'editor del blog non riconosce lo stile paragrafi (faccio questa ipotesi, poi da casa capirò meglio).
però con firefox non c'é questo problema.. boh..