ovvero il vivere per apparire.
é una malattia che ho inventato io, ma vedrete che ben presto se ne parlerà. soprattutto in questo mondo legato fin troppo alla vita virtuale. e se non sarà il TG1 a farlo, lo farà studioaperto tra un tacco rotto a una velina e un altro gossip scemo. non importa chi lo farà arrivare in TV, adesso, su ilDPT, ve ne parlo io. che sono una specie di psicologo del web.
dicevo che il morbo di facebook é il vivere per apparire.
ovvero?
beh anzitutto ci tengo a dire (per chi non lo sapesse ancora) cos'é facebook. trattasi di un sito dove ti crei una pagina personale, piu o meno criptata in base ai settaggi (ti possono vedere tutti o solo i tuoi amici) dove la gente ti scrive su una bacheca, dove carichi foto, crei gruppi, partecipi ad altri gruppi, eventi e soprattutto dove ti fai i cazzi degli altri.
e se c'é gente che si fa i cazzi degli altri, c'é anche gente che vuole che questi cazzi gli altri se li faccia.
mi spiego meglio: che senso ha creare in continuazione album di foto dal titolo "vacanze parte1" "vacanze parte2", "festa da mario" e cose del genere?!?
il senso ce l'ha: vuoi far vedere dove sei stato in vacanza a tutti, vuoi far vedere che eri alla festa di mario, a cena da elisabetta, in montagna da gustavo.
sulla bacheca i vecchi amici delle medie ti chiedono come va, e tu rispondi, sempre, che va tutto bene, che stai facendo quello che sogavi fin da piccolo e bla bla bla.
in sostanza dici un sacco di cose, ma in realtà non dici nulla.
o meglio: dici solo quello che vuoi che gli altri sappiano di te, quello che non é chissàcosa ma ti fa fare bella figura.
questo é solo il primo step della malattia.
passiamo al secondo.
il secondo step é piu complicato da spiegare, ma anche il più sciocco. in questo step ci arriva chi usa facebook per "baccagliare" ragazze o ragazzi.
la scelta delle foto diventa minuziosa. se sei grassa metti solo quelle dalle tette in su, se sei grasso metti quelle in camicia nera, e un sacco di mezziucci del genere atti ad apparire fisicamente meglio di quello che sei. la mattina ti svegli, accendi il pc e ti loggi subito a facebook, scrivi pm a destra e a manca, poi vai a viverti la tua vita. la sera torni a casa e controlli come prima cosa se ti hanno risposto ai vari pm. ci si intesisce se quell'utente che proprio ci piace dalla foto del profilo non ha risposto, ci si stupisce che quell'altro invece ha mandato un saluto e così via. prima di cenare si mandano altri pm (private message) in giro, si spegne il pc per poi tornarci prima di andare a dormire.
facebook sta iniziando a portare dipendenza, orari fissi, tempo sprecato nel cesso. soprattutto se oltre a scriversi con sta gente ci si inizia pure a frequentare.
ma questo é solo il secondo step.
c'é un terzo, temutissimo, step. forse il peggiore.
ovvero usare volutamente facebook come mezzo per far vedere agli altri quello che si fa nella vita.
a questo livello, per fortuna, ci arrivano pochi. e per arrivarci bisogna aver vissuto i primi due step. diciamo che potenzialmente al terzo step cii può arrivare un single, infelice della sua situazione sociale, con pochi amici e tanti conoscenti, insicuro del futuro.
il terzo step porta l'utente ad arrivare a usare solo facebook per sentire la gente. invece di chiamare la gente, gli si mandano pm, invece che passare le foto le si carica sul sito, invece che uscire a farsi una birra si organizzano eventi via web. la scelta delle frasi é minuziosa, soprattutto quando si scrive sul wall delle altre persone: parole dette piu che per la persona a cui si scrive, per farle arrivare a chi vedrà tra le notifiche che tal dei tali ha scritto a tizio che domani farà la tal cosa.. foto con conoscenti taggati come amici, e la mania, in giro, di fare foto solo per poterle caricare sul facebook perché così i trombamici le vedano.
ma voliamo all'ultimo step, il peggiore, il quarto.
il quarto step si raggiunge quando, dalla fase virtuale, l'apparire entra in quella reale. ed é la fine.
si pensa che tutta la gente che si incontra siano amici, ci si aspetta da questi un trattamento privilegiato, un "pensare solo a noi", come se fossimo continuamente taggati in una foto, quando siamo in università, in ufficio, al parco o al lago.
facebook é la tua vvita, taggata in un album fotografico accessibile a chiunque. la morte dei rapporti.