L'ABITUDINE

Concadalbero è un paesino alle foci del Po, dove vivono e convivono piccole realtà della provincia padovana. Quando vi arriva la nuova maestra Mara, bella, giovane e cittadina, le vite di Hassan, meccanico tunisino perfettamente integrato, e di Giovanni, aspirante giornalista, si incrociano con l’esperienza di lei, dando luogo al motore della vicenda.
Una ritratto fotografico minuzioso, un cinema fatto di “piccole cose”, di quotidianità, di ritualità quello raccontato da Mazzacurati, attraverso gli occhi attenti di Giovanni (Capovilla, al suo esordio sul grande schermo) che osserva, scruta e spia ciò che lo circonda. È proprio la sua curiosità che lo spinge, una volta scoperto il corpo morto di un compaesano, a voler far chiarezza sulla vicenda, conducendo in prima persona un’indagine alternativa a quella ufficiale. Scardinando le regole imposte dal suo capo, quelle della “giusta distanza” appunto (“Mai troppo vicino, mai troppo lontano per raccontare un fatto”) approda alla verità che costituirà il suo biglietto da visita per il nuovo lavoro presso un’importante testata milanese.
Romanzo di formazione, storia di amore e di morte, dramma, noir, sono i diversi generi che compongono la pellicola, dando vita ad una storia ibrida e per certi versi scardinata e scardinante. Per tutta la durata del film si intrecciano tematiche molteplici tra le quali il multi culturalismo, l’integrazione, il cambiamento, ma il tiro dell’autore non è mai chiaro e delineato. Cosa ci vuole raccontare Mazzacurati? La piccola provincia, sulle scie di Fellini e Olmi? La crescita di un ragazzo che diventa uomo? La storia di amore tra un immigrato e una giovane italiana? L’inchiesta su di un delitto?
Purtroppo l’apparente tranquillità lagunare che pervade il film per una buona metà risulta poco congrua, se non per i legami di personaggi e le unità di luogo e azione, al ritmo più incalzante in stile legal investigation della seconda metà, a partire dal ritrovamento del morto. Ritrovamento che destabilizza fortemente lo spettatore, confondendolo e facendo supporre che tutto ciò a cui ha assistito fosse una sorta di lungo prologo.
Nel progetto originario Mazzacurati aveva previsto un’apertura d’impatto, proprio sulla scoperta del cadavere in laguna. L’idea, sfortunatamente abbandonata in sede di montaggio, sarebbe stata giustamente valida, perché avrebbe permesso al film di autodefinirsi in prima istanza nel suo genere di riferimento, in questo caso del noir (provinciale).
Forse quella stessa “giusta distanza” che non riesce a mantenere Giovanni e che neppure frenano Hassan e Mara, non è nemmeno rispettata dallo stesso regista, padovano di nascita, tanto radicato nella sua terra da non distaccarsene, neanche quando essa va a minare la chiarezza complessiva della pellicola.
La frase: "La giusta distanza è quella che un giornalista dovrebbe saper tenere tra sé e la notizia: non troppo lontano da sembrare indifferente, ma nemmeno troppo vicino, perchè l’emozione, a volte, può abbagliare"
Voto: 6 –
Trailer: non reperibile, intervista al regista > http://youtube.com/watch?v=rZKgjyZ6mNM
Come ogni venerdì vi guido tra le prime cinematografiche della settimana…
Buona visione!
- La giusta distanza
Regia C. Mazzacurati
Produzione Italia 2007
Genere Drammatico
Trama:
Sul Delta del Po, tra odori e rumori della provincia meno conosciuta, si consumano i piccoli grandi orrori, le tenere speranze, le stesse solitudini di ogni periferia del mondo. Protagonisti sono il meccanico tunisino Hassan, la maestra Mara e il giornalista in erba Giovanni.
- Molto incinta
Regia J. Apatow
Titolo originale Knocked Up
Produzione USA 2007
Genere Commedia
Trama
Alison è una avvenente ragazza in carriera, ha appena ricevuto una promozione dall'emittente televisiva E! Entertainment, e per questo va a festeggiare in un club con la sorella Debbie. Ubriaca, trascorre la notte con Ben, geek dei computer che gestisce un sito pornografico sulle celebrità. Nonostante fosse solo un’avventura di una sera si scopre incinta...
- Quel treno per Yuma
Regia J. Mangold
Titolo originale 3:10 to Yuma
Produzione USA 2007
Genere Western
Trama
Dan Evans è un allevatore di bestiame ridotto in miseria dalla siccità; Ban Wade è un fuorilegge che ha assaltato un convoglio blindato con la propria banda. Quest’ultimo viene catturato e deve essere condotto al carcere di Yuma per essere impiccato; Evans, per pagare i propri debiti, acconsente a far parte della scorta.
- Ratatouille
Regia J. Pinkava, B. Bird
Produzione USA 2007
Genere Animazione
Trama
Appassionato di gastronomia, il topolino francese Rémy abbandona la campagna e va a vivere nelle fogne sottostanti ad un celebre ristorante parigino. Per realizzare il suo sogno di diventare un grande chef, Rémy si accorda con Linguini, lo sguattero del ristorante, assolutamente privo di talento culinario: lo aiuterà a creare una zuppa squisita.
Produzione Gran Bretagna 2006
Regia S. Stanek
Genere Thriller
Produzione USA / Francia / Australia 2007
Regia R. Mulcahy
Genere Horror
Produzione USA 2007
Regia A. Shelly
Genere Commedia
Avvincente legal thriller ed opera prima di Tony Gilroy, famoso sceneggiatore di successi come L’avvocato del Diavolo, Armageddon e la trilogia di Jason Bourne. Questa volta l’eroe è Michael Clayton (Gorge Clooney), ex p.m., l’uomo delle pulizie dei più facoltosi clienti dello studio legale per cui lavora, presso il quale è legato da debiti contratti per gioco ed investimenti sbagliati.
La scelta di un inizio in medias res non è certamente tranquillizzante per lo spettatore che, fin dai primi minuti, si trova di fronte a puri quesiti, senza una risposta. Più della metà della pellicola è un unico flash back, che permette di comprendere la vicenda centrale (una causa contro una società chimica che ha lanciato sul mercato un prodotto altamente cancerogeno) ma soprattutto quella personale del protagonista: chi è Michael Clayton? Questo è l’interrogativo di fondo. Il buono o il cattivo? Il poliziotto o l’avvocato? Il gatto o il topo?
Tutto l’intreccio ruota intorno a questa figura ambigua, l’aggiusta tutto, il risolvi guai (sporchi e degli altri). L’impianto narrativo è più che mai classico: l’eroe stufo del proprio lavoro sporco cerca un’occasione di riscatto, riuscendo forse a trovarla. Potrebbe risultare banale agli occhi dei più, ma ci sono due elementi non secondari che rendono la pellicola profondamente interessante: il primo è la vicenda personale di Gilroy, che toccò con mano vicende processuali di documenti compromettenti (d’altronde il regista/sceneggiatore è ormai un habituè del genere giudiziario); il secondo è George Clooney.
L’attore infatti si è trovato a ricoprire un ruolo non certo facile, riuscendo a dare in questo film il meglio di sé: muso duro, asettico, professionalità e piglio nascondono sotto una spessa coltre le sue debolezze come il gioco d’azzardo o l’apprensione per il figlio; non siamo certo di fronte ad una macchina da guerra, né al Dio Shiva (come ama definirsi ironicamente nella pellicola), ma ad un grande Uomo. Tutto ciò affiora in più di un’ora e mezza di film, ma soprattutto emerge nel poetico piano sequenza finale, che accompagna i titoli di coda: nelle espressioni del primo piano del suo viso si condensa il non detto che attraversa la sua mente. Quello che abbiamo davanti E’ il vero Michael Clayton.
Voto: 8
Sito: http://michaelclayton.warnerbros.com/
Trailer: http://youtube.com/watch?v=RLMOFb66srU
Inauguro oggi questa nuova rubrica cinematografica: accanto alle “amate” recensioni ecco quella delle novità in uscita sul grande schermo.
Oggi è la “prima” di:
Regia di F. Ozon
Titolo originale The Real Life of Angel Deverell
Produzione Gran Bretagna / Francia 2006
Genere Drammatico
Trama Nell'Inghilterra dei primi anni del secolo scorso i romanzi di Angel Deverell hanno un crescente successo ma la donna, considerata troppo anticonformista, è pesantemente ostacolata dall'establishment culturale.
Regia: Marco Martani
Produzione Italia 2007
Genere Thriller
Trama Ambientata nella periferia romana, è la storia di Diego, giovane coatto prepotente. Facendo il duro, Diego conquista anche Asia, finché un giorno non conosce Il Primario, che gli insegna cosa significa essere cattivi veramente.
Titolo originale: Away from Her
Produzione USA 2007
Regia Sarah Polley
Genere Drammatico
Trama Fiona e Grant sono insieme da mezzo secolo, si amano come il primo giorno e continuano a condurre un'esistenza tranquilla. Ma le dimenticanze di lei, dapprima affrontate con ironia, sono il sintomo di una malattia degenerativa...
Titolo originale Michael Clayton
Produzione USA 2007
Regia Tony Gilroy
Genere Thriller
Trama L'avvocato Michael Clayton lavora per la Kenner, Bach & Ledeen, uno dei più potenti uffici legali di New York: il suo compito è nascondere le malefatte dei molti facoltosi clienti. Alle prese coi debiti e col proprio divorzio, Clayton non può dimettersi dall'ingrato lavoro, finchè un processo lo metterà nelle condizioni di fare una scelta.
Titolo originale Mr. Brooks
Produzione USA 2007
Regia Bruce A. Evans
Genere Thriller
Trama Un uomo tranquillo e socialmente integrato scopre un giorno di avere un'irresistibile voglia di uccidere. Incolpa un alter ego dei propri misfatti, ma una coraggiosa poliziotta e uno scaltro fotografo sospettano che la verità sia un'altra.
Titolo originale Rush Hour 3
Produzione USA 2007
Regia Brett Ratner
Genere Azione
Trama Il detective Carter della polizia di Los Angeles e l'ispettore capo Lee di Hong Kong sono ancora una volta "costretti" a fare comunella per sconfiggere un boss delle Triadi, nascosto a Parigi.
Titolo originale Surf's Up
Produzione
Regia Chris Buck, Ash Brannon
Genere Animazione
Trama Il pinguino Cody, asso della tavola da surf, lascia l'Antartide e la famiglia per raggiungere un'isola nei mari caldi, dove si terrà una gara di surf in onore del mitico Big Z. Durante il viaggio gliene capitano di tutti i colori.
Mi scuso per il “silenzio prolungato” di queste due settimane ma impegni accademici (e anche non), mi hanno impegnata non poco, allontanandomi dall’appuntamento con il blog e le recensioni cinematografiche.
Per farmi perdonare ho in serbo qualche “regalo” per i lettori, che pubblicherò in questi giorni, sia su film che abbiamo visto insieme, sia per visioni che mi sento di consigliarvi (o sconsigliarvi).
Certa che quanto segue sia solo la mia opinione personale di quanto ho visto al cinema e che ogni testo nasconda sempre molto altro (e che dipenda dalle capacità e sensibilità di ognuno cogliere alcuni aspetti piuttosto che altri), vi auguro una buona lettura.
I Simpson – IL FILM
di S. Clerici
Dopo 18 stagioni, oltre 400 episodi, 23 Emmy e la targa di “migliore serie televisiva del ventesimo secolo” donatagli da Time, la famiglia più strampalata, famosa e irriverente del piccolo schermo approda finalmente al cinema ed è subito un successo!
Non aspettiamoci però di assistere a nulla che non potremmo vedere, o avremmo già potuto aver visto, in tv. L’incipit metacinematografico esplicita questo concetto: Homer, dialogando direttamente con gli spettatori, come già Woody Allen in “Io e Annie”, li deride per esser andati al cinema, anziché godersi le loro avventure gratis comodamente a casa. Sequenza che, naturalmente, provoca in sala una risata liberatoria ed autoironica. Ed è proprio questa a ironia a divertire tanto, sebbene metta impunemente alla berlina la politica e la società (statunitense, ma direi anche globalmente occidentale) senza sconti per nessuno.
Sempre attento all’attualità Matt Groening (e i suoi dieci sceneggiatori) indirizza il nodo centrale della trama sul problema dell’inquinamento, adattato però allo sguardo cinico a cui siamo tanto abituati: un Homer sempre più scorretto, distratto e menefreghista, una Marge in crisi di coppia, una Lisa che si batte don chisciottescamente contro l'indifferenza dei suoi concittadini (per altro figura di una spassosa presa in giro di Al Gore e delle sue conferenze, poi diventate il film-documentario “Una scomoda verità”), un Burt sempre più desideroso di un padre modello (e chi non sarebbe meglio del vicino vicinino Ned Flunder?) e una geniale Maggie, che salva la famiglia dal linciaggio collettivo al pari di un deus ex machina.
Raccontare la trama sarebbe imperdonabile (dal momento che:
1) immagino l’abbiate visto in tanti, dato che son già quasi 3 settimane che è nelle sale;
2) è piuttosto scarna, quindi toglierei parte del piacere di vederlo –per quei pochi che ancora mancano-;
3) Andre dopo l’ultima recensione si è “lamentato” con me perché facevo intuire il finale)
ma è piacevole porre l’attenzione sulla cura di particolari personaggi, sulle gag architettate e sui numerosi dettagli/pretesti che animano la storia del lungo episodio cinematografico.
Qui di seguito quelli che mi hanno più divertito:
- Ralph Winchester che canta il motivetto della “20 Century Fox”, proprio nei credits iniziali.
- La cornice televisiva in 4:3 con cui si apre l’episodio di Grattachecca e Fichetto (che parodizza tra l’altro il famoso “2001 Odissea nello Spazio”) che attraverso l’espediente narrativo dell’esplosione fa diventare “magicamente” lo schermo panoramico in 2:35:1, degno del miglior cinema digitale.
- La presa in giro del “carattere presidenziale” (sia nell’episodio di Grattachecca e Fichetto che nel personaggio di Swarzeneger).
- La sigla, rivisitata per l’occasione cinematografica, in particolare la scritta sulla lavagna di Bart che copia “NON SCARICHERO’ ILLEGALMENTE QUESTO FILM” e le note finali “cantate” dai Green Day che leggono su un gobbo elettronico ”DA DA DA DA DA DA DA DAAAA”.
- Certe inquadrature ardite (ad esempio l’interno della bocca di Homer mentre mangia un hamburger) e lunghi piani sequenza, che più si confanno allo stile cinematografico. Memorabile tra tutti quello di Bart che, per scommessa con Homer, NUDO attraversa in skateboard Springfield, dove però il dettaglio del pisellino viene sempre coperto da altri oggetti, per culminare contro una vetrata su cui si affacciano Flunders e figli.
- (ovviamente) le gag di Homer e Spider Pork, che culminano con la ormai nota canzoncina “Spider pork spider pork il soffitto tu mi spork”.
- La continua ricerca della rassicurazione (tra gli altri uno dei grandi temi del film, ma anche uno dei bisogni primari umani) esplicitata sia con situazioni particolari, come la fuga nel ‘luogo felice’ dell’Alaska, sia con personaggi creati ad hoc, come il capo dell’EPA e Tom Hanks nel video “promozionale” di un “nuovo” Gran Canyon.
- Certe parodie e citazioni di film (oltre a quelli già nominati sopra): Biancaneve e gli animali del bosco, quando Marge e Homer ritrovano il loro benessere di coppia in Alaska; Balla coi Lupi, quando Homer viene “resuscitato” dalla vecchia sciamana, Easy Rider (e tutto il filone “motociclistico”) e altri ancora, magari meno evidenti o noti. Piacevole anche la presa in giro di certi tipi di programmi di real tv, dove attraverso megaschermi o filmati pre-registrati si mettono in comunicazione persone lontane nello spazio.
La frase del film: “A che serve essere matto se non hai potere? Nessuno ti ascolta!".
Il motto della Serie: “See our family. And feel better about yours”
Voto: 6.5
Trailer: http://www.youtube.com/watch?v=nXKm4EJ6BJc&feature=PlayList&p=3897C775A30A22DF&index=4
Sito ufficiale: http://www.simpsonsmovie.com/main.html?cid=it - da visitare, c’è la possibilità di creare il proprio avatar dei Simpson!